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isbn 9788810968208
prezzo copertina: 5,50 €
sconto: 5%
collana: Lampi
pubblicazione: novembre 2015
pagine: 48
Persone perbene
Rettitudine e innocenza nel mondo postmoderno
Non ci sarebbe bisogno di leggi, di regole, di comandamenti, se non ci fossero uomini e donne disposti all’imbroglio, alla menzogna, al furto, al falso giuramento e all’omicidio. Eppure – sostiene Ágnes Heller – fino a quando la capacità di distinguere il bene dal male prevale sugli altri princìpi, resta valido un punto centrale di riferimento morale. «Certamente ogni persona retta lo è in modo diverso, ciascuno a suo modo, ma l’uomo e la donna retta rimangono sempre colui o colei che preferirebbe, se fosse posto di fronte a una scelta, soffrire un’ingiustizia piuttosto che commetterla, subire un torto piuttosto che farlo di proposito a un altro». Tuttavia, la rettitudine non è immediatamente identificabile con la bontà o con la scelta della sofferenza come testimonianza morale. L’irreprensibilità di una persona retta è molto più modesta: essa sceglie di soffrire solo nel caso in cui l’unica alternativa alla sua sofferenza sia la causa indiretta della sofferenza altrui
Ágnes Heller, filosofa ungherese, allieva di Gyorgy Lukács ed esponente di spicco della scuola di Budapest, fu costretta a lasciare l’Ungheria nel 1977. Ha insegnato in Australia e, in seguito, alla New School for Social Research di New York, ricoprendo la cattedra intitolata a Hannah Arendt. Tra le sue opere: Oltre la giustizia (Il Mulino 1990), Filosofia morale (Il Mulino 1997), Per un’antropologia della modernità (Rosenberg & Sellier 2009), Gesù l’ebreo (Mimesis 2010), Sociologia della vita quotidiana (Pgreco 2012), Solo se sono libera (Castelvecchi 2014).
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