isbn 9788810206195
prezzo copertina: 33,90 €
sconto: 5%
collana: Scritti delle origini cristiane
pubblicazione: gennaio 2001
ultima ristampa: 1 febbraio 2001
pagine: 336
peso: 528 grammi
Lettera ai Filippesi - Lettera a Filemone
Introduzione, versione, commento
Rispetto alle grandi Lettere ai Romani e ai Corinzi lo scritto ai Filippesi e quello a Filemone (un biglietto di soli 25 versetti) fanno parte del gruppo delle Lettere minori del corpus paolino. Ma, nonostante le loro più modeste proporzioni, sono al centro dell’attenzione e del dibattito degli studiosi. In particolare la Lettera ai Filippesi è fonte preziosa per conoscere la storia della missione di Paolo e i tratti distintivi del suo metodo. Lo scritto, pervaso da un inteso pathos, è una finestra aperta sul mondo personale dell’Apostolo nella sua duplice relazione: da una parte con Cristo Gesù e dall’altra con i cristiani della Chiesa macedone. La Lettera a Filemone è stata spesso utilizzata per affermare la legittimità del sistema di schiavitù oppure per mostrarne la sua intrinseca malvagità. Si tratta tuttavia di un uso improprio di questo testo che esula da tale più ampia e complessa questione, in quanto pone piuttosto il problema dei rapporti interpersonali tra cristiani nell’ambito di una Chiesa domestica.
RINALDO FABRIS (1936), laureato in teologia all'Università Lateranense e in scienze bibliche al Pontificio istituto biblico di Roma, insegna esegesi del Nuovo Testamento presso la Scuola superiore di teologia del seminario di Udine-Trieste-Gorizia. È direttore di Rivista biblica; ha pubblicato numerosi commentari biblici, nonché diversi studi monografici di teologia e spiritualità biblica, caratterizzati dal pregio di unire alla serietà della ricerca la capacità di divulgarne i contenuti. Per le EDB ha pubblicato Lettera di Giacomo e Prima lettera di Pietro (1980); Lettera ai Filippesi (1983); Attualità della lettera agli Ebrei (1985); La Bibbia nell'epoca moderna e contemporanea (1992); La tradizione paolina (1995); La Parola di Dio cresceva (At 12,24). Scritti in onore di Carlo Maria Martini nel suo 70° compleanno (1998).
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